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È una sottilissima guaina di gomma che avvolge completamente il pene in erezione evitando il contatto diretto con l’apparato genitale della donna, influendo in modo minimo sulla sensibilità di entrambi.
L’efficacia contraccettiva del profilattico dipende da un suo buon utilizzo. Deve essere messo sul pene in erezione prima di qualsiasi contatto con l’apparato genitale della donna e non al momento dell’eiaculazione in quanto l’uomo, già all’inizio dell’erezione, può emettere alcune gocce di secrezione che potrebbero contenere degli spermatozoi. L’uomo deve ritirare il pene dalla vagina prima che l’erezione cessi, per evitare che lo sperma refluisca fuori dal preservativo. Si raccomanda di tenere il preservativo tra le dita durante la retrazione del pene dalla vagina per evitare che si sfili all’interno di questa e/o per evitare la fuoriuscita di liquido seminale. Si può, per maggiore precauzione, utilizzare in associazione al preservativo un prodotto spermicida. Ogni preservativo può essere utilizzato una sola volta. Ne esistono di differenti tipi in grado quindi di soddisfare ogni esigenza; alcuni hanno un piccolo serbatoio per raccogliere lo sperma all’estremità, cosa che assicura una maggiore sicurezza. Se tale serbatoio manca, bisogna lasciare un po’ di spazio tra l’estremità del pene e quella del preservativo.
Il preservativo femminile è una guaina lunga 17 cm da inserire in vagina prima del rapporto sessuale. Alle due estremità presenta due anelli: uno, inserito in vagina, impedisce il passaggio degli spermatozoi, mentre l’altro rimane esterno ed è aperto.
È una sorta di fazzolettino in lattice utilizzato come barriera tra la bocca e l’ano o la vagina ed è efficace per prevenire infezioni nei rapporti orali. Ogni DAM va utilizzato solo da un lato e solo su una parte del corpo. Se non si dispone di un DAM, lo si può sostituire con un preservativo srotolato, tagliato a metà ed aperto.
È una cupola di gomma, fissata su un anello flessibile che la donna colloca sul fondo della vagina. Copre il collo dell’utero ed impedisce agli spermatozoi di penetrarvi.
Il diaframma deve esser utilizzato con un prodotto spermicida, da spalmare sui bordi e sul fondo. Se non si usa lo spermicida la sua efficacia diminuisce notevolmente. Può essere messo in vagina in qualsiasi momento, ma è necessario aggiungere un po’ di prodotto spermicida prima di ogni rapporto sessuale, anche senza togliere il diaframma. Deve essere tenuto in vagina per almeno 6 ore dopo il rapporto, così che lo spermicida possa avere effetto sugli spermatozoi. Per non ridurre l’efficacia dello spermicida è bene evitare di fare lavande durante queste 6 ore. Il ginecologo o l’ostetrica prescrivono il diaframma dopo una visita ginecologica, poiché questo strumento deve adattarsi perfettamente alla donna che lo utilizza e deve essere quindi, della misura esatta. La misura di ciascuna donna si modifica dopo una gravidanza o una variazione di peso consistente (5 kg o più). Non è difficile imparare a mettere il diaframma nel modo giusto: sarà il medico o l’ostetrica che insegnerà come inserirlo, come toglierlo e come mettere lo spermicida. La sicurezza nell’uso del diaframma dipende dall’addestramento della donna. Dopo l’uso il diaframma deve essere lavato con acqua e sapone neutro, asciugato con cura e riposto in una scatola rigida. È importante che la donna controlli periodicamente il diaframma controluce, per assicurarsi che la gomma non sia più sottile in alcuni punti o bucata.
blocca l’ovulazione inducendo l’ipofisi (una ghiandola posta alla base del cervello) a non stimolare più le ovaie con i suoi ormoni;
modifica la consistenza del muco prodotto all’interno del canale cervicale (che dà accesso all’utero) rendendolo impenetrabile agli spermatozoi;
modifica la mucosa dell’utero rendendola inadatta all’annidamento dell’ovulo.
Le principali controindicazioni, da valutare insieme al medico, sono:
È consigliabile inoltre non fumare. L’uso della pillola nelle giovani che hanno cicli mestruali irregolari va preceduto dal controllo medico per chiarire le cause di questa irregolarità. Prima di iniziare l’uso della pillola bisogna consultare un ginecologo per effettuare alcuni controlli.
Tra gli attuali contraccettivi ormonali troviamo l’anello vaginale, il quale sicuramente risente meno del rischio di dimenticanze o ritardi di assunzione, delle variazioni dell’assorbimento intestinale e permette inoltre di assumere dosaggi bassissimi pur mantenendo un buon controllo del ciclo. La mucosa vaginale è una via ideale per la somministrazione di terapie ormonali in ginecologia ed ostetricia. L’anello contraccettivo rilascia dosaggi bassissimi e costanti di estrogeni e progestinici. L’assorbimento è rapido, viene a mancare l’ampia iniziale metabolizzazione, detta “effetto di primo passaggio epatico”, tipica della somministrazione orale, che può essere fonte di maggiori effetti collaterali, interazioni con farmaci e controindicazioni. Sono ridotte inoltre la frequenza di somministrazione e le dimenticanze. Questo significa maggiore efficacia contraccettiva e migliore compliance rispetto alla via orale.
L’inibizione dell’attività ovarica e quindi dell’ovulazione è infatti sovrapponibile a quella di una pillola orale con un dosaggio maggiore. L’efficacia non è inoltre dipendente dal variabile assorbimento gastro-intestinale, che può essere condizionato anche dalle modificazioni della dieta e della flora intestinale e rappresenta un potenziale limite dei contraccettivi orali. L’anello può garantire una migliore efficacia contraccettiva, anche in caso di vomito e diarrea, rispetto alla via orale. L’anello contraccettivo rilascia quotidianamente 15 mcg di etinilestradiolo (EE) e 120 mcg di etonogestrel (ENG), metabolita del desogestrel (DSG). Le dosi sono bassissime e rilasciate con costanza. Questo rende minimo il rischio di effetti collaterali, come tensione mammaria, emicrania, nausea. Si ha, inoltre, un buon controllo del ciclo, con riduzione delle perdite ematiche intermestruali, pur mantenendo un ottimo effetto soppressivo sull’ovulazione. Questo permette di saltare le pause tra gli anelli e quindi la mestruazione, qualora non sia desiderata o sia fonte di disturbi, senza fastidiosi aumenti delle perdite intermestruali.
L’anello, quindi, si caratterizza per avere le dosi più basse rispetto agli altri contraccettivi e la maggiore stabilità dei livelli ematici.
L’anello va inserito in vagina e rimosso direttamente dalla donna, lo stesso giorno della settimana in cui era stato inserito. Ad esempio, se l’anello viene inserito il lunedì intorno alle 22.00, deve essere rimosso di nuovo il lunedì della terza settimana successiva all’incirca alle ore 22.00. Questo va mantenuto per 3 settimane, a cui segue una settimana di intervallo libero da anello, (durante la quale compare la pseudomestruazione). Nel caso in cui l’anello venga accidentalmente espulso, esso può essere lavato con acqua fredda o tiepida e deve essere reinserito immediatamente.
Le principali controindicazioni, da valutare insieme al medico, sono:
È consigliabile non fumare.
È un contraccettivo ormonale a basso dosaggio ed ha la particolarità di essere assunto per via cutanea. Si tratta di un sottile cerotto composto da tre strati, contiene norelgestromina (un progestinico), etinilestradiolo (l’estrogeno presente in tutte le pillole) e ne rilascia la dose giornaliera necessaria.
Quando si applica il cerotto (le cui dimensioni sono di circa 20 cm.2, 4,5 per lato, come metà carta di credito), bisogna fare attenzione che la cute sia sempre pulita, asciutta; non usare creme, oli o talchi e che la zona dove deve essere posizionato non presenti microlesioni. Può essere collocato sui glutei, sul braccio e spalla, sulla parte bassa dell’addome, tranne che sul seno. Si utilizzano tre cerotti al mese, con cambio settimanale. Ogni volta che si applica un cerotto nuovo, per evitare l’irritazione della cute, bisogna cambiare posizione. Il primo cerotto si applica il primo giorno del ciclo e, dopo tre settimane, si fa una settimana di pausa senza cerotto. Tutti i cerotti si applicano e si rimuovono lo stesso giorno della settimana. Il cerotto potrebbe essere meno efficace nelle donne che pesano 90 kg o più. Tra gli effetti collaterali più frequenti si segnalano cefalee, nausea e tensione mammaria. Nel caso in cui il cerotto non aderisca perfettamente va sostituito entro 24 ore, utilizzando una nuova confezione come scatola di riserva, per mantenere la periodicità del mestruo. Se sono passate più di 24 ore dal distacco o non è possibile ricostruire quando è avvenuto, ci potrebbero essere dei rischi. In questo si consiglia di utilizzare un altro sistema contraccettivo.
Le controindicazioni e gli effetti collaterali sono gli stessi della pillola. Anche se il vomito e la diarrea non creano problemi, i farmaci che vengono smaltiti tramite il fegato possono interferire.
Il contraccettivo sottocutaneo a lungo termine, è a base di solo progestinico (etonogestrel) ed efficace per un periodo di 3 anni. Trascorso questo termine, deve essere rimosso e può essere eventualmente subito sostituito con un nuovo impianto. Il contraccettivo sottocutaneo inibisce l'ovulazione e l'aumento della viscosità della mucosa cervicale. È attivo sin dal primo giorno, e la sua efficacia supera il 99%, se inserito correttamente da personale medico, la sua azione è rapidamente reversibile. Dopo la sua rimozione infatti, l'ormone risulta non essere più presente nell'organismo della paziente già nell'arco di qualche giorno e, generalmente, le donne ritornano fertili nell'arco di qualche settimana. E’ uno dei più efficaci metodi di controllo delle nascite oggi disponibili in commercio, che richiede comunque la prescrizione di un medico ed è consigliato nei casi in cui non si può o non si vuole assumere gli estrogeni. Nello specifico, consta di un bastoncino morbido e flessibile, che viene inserito sotto la pelle del braccio dal ginecologo, ambulatorialmente, seguendo indicazioni specifiche. Per ridurre il fastidio in fase di inserimento e rimozione, viene somministrato un blando anestetico locale. In qualunque momento la paziente cambi idea, l’impianto può essere immediatamente rimosso. E’ un metodo discreto, la maggior parte delle donne non è in grado di vederlo dopo l’inserimento, premendo delicatamente le dita sul punto di inserimento, si dovrebbero comunque poter sentire le due estremità dell’impianto.
L'uso di contraccettivi sottocutanei è controindicato nelle pazienti con:
È un piccolo oggetto in plastica, lungo 3-5 cm., (inserito dal ginecologo all’interno dell’utero attraverso il canale cervicale), di varie dimensioni, forme e materiali. La maggior parte è ricoperta da un sottile filamento di rame, alcune contengono del progesterone. Lo I.U.D. rende difficile la penetrazione e la sopravvivenza degli spermatozoi e impedisce l’annidamento dell’ovocita sulla parete dell’utero.
L’inserimento è effettuato dal ginecologo durante il flusso mestruale, l’applicazione dura solo pochi minuti, non è molto dolorosa. All’estremità dello I.U.D. è attaccato un sottile filo di nylon che fuoriesce per un breve tratto dal canale cervicale. Per assicurarsi che lo I.U.D. sia al suo posto, la donna può toccare il filo sul fondo della vagina. È necessario, comunque, un controllo del ginecologo dopo la prima mestruazione, dopo tre mesi dall’applicazione e, in seguito, ogni sei mesi o ogni anno. La rimozione dello I.U.D. è semplice e non è dolorosa: è sufficiente infatti che il medico faccia trazione sul filo per estrarre lo I.U.D. È importante che la donna non cerchi di farlo da sola. Nei primi giorni dall’inserimento possono intervenire crampi e dolori addominali; le mestruazioni sono più lunghe e più abbondanti; in qualche caso lo I.U.D. può essere espulso spontaneamente. La presenza dello I.U.D. in utero può favorire lo svilupparsi di infiammazioni ed infezioni che, se non curate, possono avere conseguenze negative sulla fertilità. È necessaria, quindi, una certa attenzione da parte della donna che deve consultare il medico in caso di disturbi (dolori al ventre, perdite maleodoranti, febbre, ecc.). Lo I.U.D. è in genere sconsigliato alle donne giovani che non hanno ancora avuto gravidanze sia perché l’inserimento è più doloroso, sia perché sono più frequenti i crampi o i dolori e soprattutto perché un’ infiammazione pelvica potrebbe compromettere gravemente la futura fertilità. Dopo un aborto eseguito nel II trimestre o dopo un parto, è consigliabile attendere che l’utero sia tornato alle dimensioni che aveva prima della gravidanza, altrimenti la donna potrebbe espellere la spirale.
È un metodo molto efficace e, una volta inserita, svolge un’azione contraccettiva permanente per anni. Non ci si accorge di averla, e l’uomo non percepisce la sua presenza durante il rapporto sessuale. In assenza di fastidi è sufficiente un controllo annuale. N.B. Raramente avvengono gravidanze con lo I.U.D. Tuttavia, se si ha un ritardo mestruale bisogna fare i necessari accertamenti per escludere o confermare l’esistenza di una gravidanza. In questo caso è preferibile togliere lo I.U.D.
Gli spermicidi sono sostanze chimiche (confezionate in forma di capsule, ovuli, gelatine, creme) che, a contatto con gli spermatozoi, ne provocano la morte. Devono essere introdotti profondamente in vagina subito prima del rapporto sessuale, perché la loro efficacia è limitata nel tempo. Devono essere utilizzati esclusivamente insieme al preservativo o al diaframma, poiché da soli non danno nessuna sicurezza.
La donna individua tale periodo osservando la lunghezza dei suoi cicli (il ciclo va dal primo giorno della mestruazione al primo giorno della mestruazione successiva) per un periodo piuttosto lungo (1 anno): sottrae 19 dal numero di giorni del suo ciclo più breve (per identificare il primo giorno del periodo fecondo) e 10 dal numero di giorni del suo ciclo più lungo (per identificare l’ultimo giorno del periodo fecondo). In questo modo ha individuato i giorni durante i quali probabilmente avviene l’ovulazione; se in questi giorni si astiene dai rapporti sessuali, le probabilità di una gravidanza saranno molto basse.
In questo caso il periodo non fertile viene individuato osservando la curva della temperatura. Questa aumenta rapidamente (di circa cinque decimi di grado) sotto l’influenza di un ormone e rimane a questo livello fino alla comparsa delle mestruazioni. Ogni donna ha una propria temperatura di base che può essere diversa da quella di altre donne, ma in tutte si verifica un rialzo dopo l’ovulazione. È dunque individuando questo rialzo che è possibile capire quando l’ovulazione è avvenuta. È necessario misurare la temperatura ogni mattina al risveglio, all’incirca sempre alla stessa ora, prima di qualsiasi attività (il primo gesto al risveglio deve essere quello di prendere il termometro), ed annotarla sul foglio della temperatura. La temperatura può essere quella orale, rettale o vaginale, ma va misurata sempre nello stesso modo. Quando la temperatura si è stabilizzata sul livello più alto da tre giorni, si può essere quasi certe che ha avuto inizio il periodo non fecondo e che i rapporti sessuali non daranno origine ad una gravidanza. Poiché è impossibile prevedere in anticipo il rialzo della temperatura e, poiché gli spermatozoi possono sopravvivere nell’utero fino a tre giorni, è necessario astenersi dai rapporti sessuali nel periodo precedente l’ovulazione.
Il periodo fecondo viene individuato attraverso l’osservazione del muco cervicale, prodotto nel canale che dà accesso all’utero e presente nelle perdite vaginali. Il muco infatti subisce delle modificazioni prima, durante e dopo l’ovulazione. Nei giorni successivi alla mestruazione la donna non rileva, in genere, alcuna perdita vaginale ed ha la sensazione che i suoi organi genitali esterni siano «asciutti». In questi giorni la donna non è feconda. Con l’avvicinarsi dell’ovulazione la donna può verificare la presenza di una certa quantità di muco ed una sensazione di lubrificazione della vulva e della vagina. Nei giorni immediatamente precedenti o successivi il muco cambia aspetto e consistenza, diventa più fluido, trasparente ed elastico. Quando il muco presenta queste caratteristiche la donna è nel periodo fecondo e deve astenersi dai rapporti sessuali. Dopo l’ovulazione il muco torna ad essere più opaco, denso, bianco o giallino, appiccicoso. Dal quarto giorno dopo la ricomparsa di questo tipo di muco, hanno nuovamente inizio i giorni non fecondi.
Per evitare che gli spermatozoi raggiungano gli organi genitali della donna, l’uomo retrae il pene fuori dalla vagina prima dell’eiaculazione. Dopo l’eiaculazione l’uomo deve urinare e lavare bene il pene prima di un nuovo rapporto. È un metodo molto diffuso che richiede all’uomo un ottimo controllo delle proprie reazioni durante l’orgasmo.
La possibilità di insuccesso è elevatissima. Da numerose indagini risulta che la maggior parte delle donne che hanno abortito volontariamente usava questo metodo. L’insuccesso può dipendere sia dal fatto che l’uomo retrae il pene troppo tardi, sia dal fatto che alcuni spermatozoi sono presenti anche nel liquido prodotto dall’uomo prima dell’eiaculazione. L’obbligo di «fare attenzione» produce notevole ansia e tensione nervosa sia nell’uomo che nella donna; ciò può ridurre il loro piacere e provocare, col tempo, disturbi sessuali di vario genere.